19 Maggio 2021

SHAKESPEARE E IL CINEMA

Sono più di 200 le opere cinematografiche documentate tratte da o almeno ispirate a gran parte della produzione drammaturgica di William Shakespeare.

La pervasività della presenza shakespeariana in tutti i tempi, le latitudini e le lingue della storia del cinema (a partire, per quanto possa sembrare strano, dai primi anni del cinema muto), non ha alcun ragionevole paragone con quella di alcun altro narratore o drammaturgo e non a caso è stato più volte detto che Shakespeare è sicuramente uno dei più grandi e prolifici sceneggiatori della storia del cinema. Il breve excursus che si propone, affronta alcuni temi legati alla presenza shakespeariana nel cinema internazionale e nella cultura contemporanea e si articolerà principalmente su questi temi.

1) Aderenza ed infedeltà.

Un autore così spesso “utilizzato” dal cinema non è stato, evidentemente, sempre trasposto con fedeltà e rigore filologico, altrimenti la sua fortuna cinematografica sarebbe terminata da tempo. E’ proprio, al contrario, l’enorme “porosità” e plasticità delle narrazioni shakespeariane che ha permesso loro di sopravvivere così a lungo e con così tanta fortuna anche attraverso un medium molto diverso come il cinema. La fortuna e la modernità di Shakespeare non potrebbero essere meglio misurati che dall’entità e dalla frequenza dei tradimenti che i suoi testi hanno “patito”. Il testo shakespeariano si rivela come una struttura senza tempo e luogo (dagli Usa del Maccartismo all’Unione Sovietica, dal Giappone postbellico all’Italia degli anni Dieci e Venti, dalla Finlandia di Kaurismaki ai non luoghi di Titus o del Riccardo III di Loncraine, dalle ambientazioni più realistiche ai pianeti sconosciuti ed esotici della fantascienza) altamente plasmabile quanto paradossalmente altrettanto pregna di significato. Questo ha consentito trasposizioni fatte in piena libertà (musical, western….) quanto operazioni filologiche rigorose che pure sono ancora attuali e possibili.

Sotto questo aspetto, i testi che hanno subito le più interessanti, numerose e famose (e quindi anche più facilmente reperibili) “manipolazioni” cinematografiche sono:

Romeo e Giulietta, Amleto [link verticale “Amleto”], Macbeth, Enrico V, La Tempesta, Riccardo Terzo, ma esistono naturalmente trasposizioni di notevole interesse ed originalità anche da altri testi.

2) Confronto con il testo.

Privilegiando, possibilmente, un testo noto ai ragazzi, si proporrà ampi brani di uno o più film da esso tratti, riflettendo sui problemi classici della trasposizione (soprattutto nel caso di una lingua complessa come quella shakespeariana) e più in generale su alcuni degli aspetti più rilevanti del complesso rapporto libro-film.

3) Immagini trasversali dell’opera di Shakespeare.

 Mutuando alcuni criteri di analisi caratteristici dei cultural studies, suggeriremo come l’opera del drammaturgo inglese possa essere considerata, aldilà di un semplice corpus testuale, un vero e proprio topos essa stessa, di cui si alimenta la cultura occidentale e che naturalmente il cinema riflette. Moltissimi sono i film non ispirati dalle opere di Shakespeare ma che mostrano messinscene di queste opere al loro interno (dal classico Vogliamo vivere! di Ernest Lubitsch 1942, a L’attimo fuggente di Peter Weir, 1989); opere che utilizzano i testi di Shakespeare come “trampolini” per mostrare altro ed in cui il piano della messa in scena si confonde con quello testuale facendo nascere dal gioco di essi nuove unità tematiche a volte del tutto estranee a quelle del poeta inglese (per esempio: Che cosa sono le nuvole, Pier Paolo Pasolini 1968; Shakespeare a Colazione, Bruce Robinson 1987; Rosenkrantz e Guilderstern sono morti, Tom Stoppard 1990;  Shakespeare in Love, John Madden 1998).

In questo modo cercheremo di suggerire concretamente come Shakespeare e la sua opera costituiscano un caposaldo della cultura occidentale, bel aldilà della sola cultura letteraria; uno di quegli straordinari specchi parlanti, che ogni cultura ed ogni epoca amano interrogare e al cospetto del quale ognuna riesce, a modo suo, a riflettere; non solo sé stessa ma su sé stessa.

Il modulo si può comporre da quattro  a sei ore di lezioni in cui verranno ampiamente utilizzati gli abbondanti materiali audiovisivi.

DESTINATARI: Studenti classi 3°-4° liceo
DURATA: Da quattro a sei ore

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