15 Settembre 2022

Antropocene, antropocinema

Nonostante la pandemia e poi l’invasione dell’Ucraina l'abbiano  brutalmente rimossa dall’agenda dei media (almeno fino a quando i prezzi delle materie prime non sono quadruplicati…), in un periodo in cui essa stava raggiungendo una ribalta generale, la sensibilità nei confronti delle questioni ambientali e la preoccupazione rispetto allo stato del pianeta non è venuta meno nelle nuove generazioni, che spesso vivono con frustrazione l'apparente diminuzione di interesse generale verso un tema che la maggior parte di loro sente cruciale per il futuro. La formazione “scientifica” di base su questi argomenti non si può definire carente presso i ragazzi. Surriscaldamento da effetto serra, inquinamento da plastica, perdita della biodiversità, ecosistemi minacciati…  sono argomenti ormai noti a tutti loro;  diversa è la situazione quando dagli argomenti ambientali si passa ad analizzare i discorsi dell’immaginario ambientale.  Così come per molto tempo è esistita una retorica politica e informativa volta a minimizzare gli effetti dei cambiamenti climatici e soprattutto l'idea che fosse possibile per gli uomini influire su di essi, allo stesso modo si è imposta nell’ ultimo ventennio una nuova retorica da block buster che tende a drammatizzare lo stato di cose per motivi di puro intrattenimento, vuoi pronunciando condanne senza appello verso stili di vita comunque a tutti familiari (il cui cambiamento dovrebbe quindi essere al centro di una radicale agenda socio-politica), vuoi profetizzando esiti tanto catastrofici quanto prossimi.  Questo tipo di storytelling parte dal presupposto che il peggio sia già accaduto o non sia comunque evitabile, che in qualche modo dobbiamo imparare a convivere con l’idea di esso e si tratti ora semplicemente di sopravvivere. Un tipo di discorso "interessato", in cui la nostra crescente passione per le distopie si intreccia con una foglia di fico  politically correct,  volta non tanto a promuovere un qualche tipo di sensibilità, quanto piuttosto a produrre industrialmente (sfruttando congiuntamente l’attenzione genuina per le tematiche ambientali e la passione spettatoriale per la distopia) banali teen drama, survival e action movies spettacolari, in un canovaccio in cui la contestualizzazione dei problemi è scomparsa e la criticità ambientale è un mero sfondo narrativo per intrecci convenzionali e contenuti nel migliore dei casi annacquati.

In questo corso proporremo invece quelle che ci paiono opere genuinamente “dalla parte dell’ambiente” che possono spaziare da Wall E a Genesis 2.0 , da  La Principessa Mononoke a Antropocene, da 2022 i sopravvissuti a Snowpiercer, da Nanuk l'eschimese a Alcarràs-L'ultimo raccolto, mettendole a confronto con altre in cui il canovaccio “eco-friendly” è solo una struttura pretestuosa quanto facile su cui innestare prodotti di mero intrattenimento che, più che diffondere la sensibilità ambientale, se ne approfittano.

Un'immagine del film Antropocene - L'epoca umana

Il corso, che può andare, dalle 5 alle 8 ore, incrocia principalmente gli ambiti dell'educazione civica, dell'educazione ai media e della lettura (molto spesso le distopie filmiche sono tratte da distopie letterarie).

L'attività è preceduta dalla somministrazione di un questionario per valutare le competenze generali del gruppo classe sulle tematiche ambientali

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